In Siria, gli archeologi hanno scoperto un’antica bacchetta magica intagliata con incisi due visi umani. Il manufatto di circa 9.000 anni è stato scoperto vicino a un cimitero. Lì, circa 30 persone erano state sepolte senza le loro teste, che invece sono state rinvenute in un’abitazione vicina.
“La scoperta è molto insolita. È unica”, dice il coautore dello studio Frank Braemer, archeologo al Centre National de la Recherche Scientifique in Francia.
La bacchetta magica, che probabilmente veniva usata in un rituale funerario, è una delle rappresentazioni naturalistiche delle facce umane di questo periodo e luogo, dice Braemer.

(Ibanez et al, Antiquity, 2014)

(Ibanez et al, Antiquity, 2014)

(Ibanez et al, Antiquity, 2014)
I ricercatori avevano scoperto la bacchetta durante gli scavi del 2007 e del 2009 nel sito di Tell Qarassa, dove i rifiuti avevano gradualmente creato una collinetta artificiale nel corso dei millenni. Nonostante il saccheggio e il bombardamento di molti siti archeologici in Siria dall’inizio della guerra, questo sito si trova in una zona abbastanza sicura.
Altre scoperte archeologiche del sito suggeriscono che gli antichi abitanti fossero tra i primi contadini al mondo: consumavano farro, orzo, ceci e lenticchie, oltre ad allevare o cacciare gazzelle, capre, maiali e cervi, scrivono gli autori sulla rivista Antiquity.

(Ibanez et al, Antiquity, 2014)

(Ibanez et al, Antiquity, 2014)

(Ibanez et al, Antiquity, 2014)

(Ibanez et al, Antiquity, 2014)
Dopo la sepoltura di scheletri e bacchetta, qualcuno sembra aver scavato e rimosso i teschi, portandoli nella parte abitata dell’insediamento.
La bacchetta di osso era stata probabilmente tagliata dalla costola di un uro (un grande bovino estinto) ed era lunga 12 cm. I due visi, con gli occhi chiusi, erano intagliati nell’osso. La bacchetta venne rotta intenzionalmente in entrambe le estremità, dove verosimilmente vi erano altre facce.
La funzione e il simbolismo dell’oggetto rimangono un mistero. “È chiaramente collegato ai rituali funerari, ma quali siano è impossibile da dire”, spiega Braemer.
La scoperta indica un maggiore interesse verso la forma umana nella cultura. I manufatti più antichi di solito mostravano rappresentazioni stilizzate o schematiche di esseri umani, a parte le raffigurazioni realistiche di animali. L’arte della stessa epoca dissotterrata nelle odierne Giordania e Anatolia impiegano anch’esse rappresentazioni delicate e naturali della forma umana, indice di un trend emerso simultaneamente nelle regioni di tutto il Medio Oriente, spiega Braemer.
L’innovazione artistica potrebbe essere legata al desiderio emergente di creare rappresentazioni materiali di identità e personalità, scrivono gli autori.
Non è chiaro perché qualcuno abbia scavato i teschi e li abbia posti all’interno delle zone abitate dell’insediamento. Ma gli archeologi hanno dissotterrato oggetti simili a Gerico, in Israele, risalenti a circa 9.000 anni fa, dove i teschi erano coperti con gesso e dipinti con lineamenti del viso, poi messi in mostra dentro a spazi abitati.
Una possibilità è che la pratica fosse una forma di culto degli antenati, nella quale i visi umani rappresentavano la presenza vivente di esseri soprannaturali in una forma umanizzata.
È anche possibile, continua Braemer, che le teste mostrate fossero trofei di nemici vinti.

(Ibanez et al, Antiquity, 2014)

(Ibanez et al, Antiquity, 2014)
